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14 ottobre 2013

Come coltivare il Potos (Pothos - Epipremnum Aureum - Scindapsus Aureus)


CLASSIFICAZIONE
Regno: Plantae (Piante)
Sottoregno: Tracheobionta (Piante vascolari)
Superdivisione: Spermatophyta (Piante con semi)
Divisione: Magnoliophyta (Piante con fiori)
Classe: Liliopsida (Monocotiledoni)
Sottoclasse: Arecidae
Ordine: Arales
Famiglia: Araceae
Genere: Epipremnum
Specie: Epipremnum aureum

Questa pianta, per alcuni versi straordinaria, è una delle più comuni ornamentali in circolazione. Tutti ne abbiamo visti esemplari in casa di amici o parenti, o anche in uffici privati e pubblici. La sua presenza è talmente abituale che, paradossalmente, quasi nessuno tra le gente comune conosce il suo vero nome.

La sua denominazione scientifica è Epipremnum aureum. Nel mondo del giardinaggio è comunemente conosciuta come Pothos o Potos, dai nomi Pothos pinnata e Pothos aurea che erano sue vecchie nomenclature, oppure come Scindapsus aureus. Essa ha cambiato diverse volte posto nella classificazione tassonomica (mutando di conseguenza appellativo), ed è anche nota con molti nomi comuni, specialmente in inglese, tra i quali cito i più ricorrenti: Devil's Ivy [Edera del Diavolo], Golden Pothos [Pothos Dorato] e Money Plant [Pianta dei Soldi]. Per semplicità, nell'articolo userò il nome Pothos.

GENERALITÀ
Il Pothos è una pianta rampicante sempreverde, originaria di varie zone tropicali e sub-tropicali dell'Asia e dell'Oceania, con foglie di forma simile a cuori o pinne. Ha una notevole capacità di adattamento e resistenza alle condizioni più sfavorevoli: infatti sopporta lunghi periodi senz'acqua, temperature fuori dal suo range vitale, prospera in vari tipi di substrato o anche nella sola acqua, è resistente a parassiti e malattie, e cresce molto in fretta. Queste sue caratteristiche le possono valere il soprannome di "pianta degli smemorati", in quanto sopravvive pure se ci si dimentica di lei per mesi, ed in condizioni disperate si riprende quasi sempre. Ma la fanno anche diventare, se ci sono le giuste condizioni, una dannosa infestante: come in certe zone tropicali, di cui non è nativa ma in cui è stata importata e diffusa nell'ambiente.

In giardinaggio si riproduce per talea: i suoi steli (o, più precisamente, i fusti), forniti di radici aeree, attecchiscono facilmente sia in acqua che in terriccio. È una magnifica pianta ornamentale perché se opportunamente coltivata le sue verdissime foglie diventano marmorizzate, cioè presentano screziature che vanno dal bianco al giallo a seconda della varietà. I suoi fusti possono essere lasciati liberi, a formare grandi masse ricadenti; avvolti lungo tutori per farli sviluppare in verticale; oppure, se sapientemente potati e cimati, portati a formare masse cespugliose. Non c'è che dire: una pianta davvero versatile, decorativa, che richiede pochi sforzi da parte di chi la coltiva, e che può regalare grandi soddisfazioni. Purtroppo, in cattività non produce quasi mai fiori.

VASO
Come al solito consiglio il vaso di terracotta, ma se si usano le adeguate accortezze nell'irrigare si può tranquillamente usare la plastica. Il Pothos andrebbe rinvasato ogni due anni circa, a primavera, o comunque quando le sue radici cominciano ad uscire dal vaso.

SUBSTRATO
Il terreno adatto sarebbe quello a reazione acida, cioè con ph inferiore a 7.00: quindi vanno bene miscele con alte percentuali di torba. Ma può essere usato tranquillamente il normale terriccio universale. Come detto prima il Pothos può vivere anche nella sola acqua (ammesso che sia pulita e cambiata di frequente, e priva di cloro ed altre sostanze dannose), anche se comunque non è una pianta acquatica ed è meglio coltivarla in terra.

IRRIGAZIONE E FERTILIZZAZIONE
Questa pianta ha un alto tasso di crescita, e se si tiene il substrato sempre appena umido le si fornisce l'alimentazione necessaria a mantenerla rigogliosa. Come sempre non bisogna esagerare, e non si deve inzuppare d'acqua il terriccio. Il Pothos è molto resistente, ma potrebbe andare lo stesso incontro a marciumi. Per evitare incidenti il consiglio è semplice: prima di irrigare di nuovo, aspettate che il substrato si secchi leggermente. In casa e d'inverno, quando l'evaporazione è minima a causa delle finestre chiuse, tra un irrigazione e l'altra lasciate che il terriccio secchi completamente (infilateci dentro un dito per sentirlo).

Un inconveniente abbastanza frequente accade quando si irriga: un po' d'acqua rimane su alcune foglie, ed essendo all'ombra ristagna abbastanza a lungo. Il risultato è che si vedono comparire macchie marroni, che si allargano fino a farle marcire in tutto o in parte; cosa che ai più inesperti risulta incomprensibile, dato che il resto della pianta è sanissimo, ma che ha questa semplice spiegazione. Ciò può succedere anche se il terreno è sempre inzuppato e le foglie vi si appoggiano sopra, rimanendo sempre bagnate.

Com'è mia tradizione non consiglio nessun fertilizzante: se usate acqua buona non ne avrete bisogno. Ancora una volta ripeto che io non uso nessun genere di concime chimico, poi la scelta finale è sempre vostra.


ESPOSIZIONE E MARMORIZZAZIONE
È una pianta da ombra luminosa, anche se (sempre per la sua tenacia) può vivere lungo tempo negli angoli oscuri dove proprietari distratti se la dimenticano. L'effetto marmorizzato delle foglie si ottiene se il Pothos viene esposto in posizione molto luminosa o ad un po' di luce solare giornaliera, diciamo al massimo un paio d'ore preferibilmente al mattino presto o nel tardo pomeriggio. Se tenuto regolarmente in posizioni troppo buie le foglie rimangono invece di un verde scuro uniforme. Se esposto continuamente al sole, diretto o attraverso le finestre, le foglie assumeranno le tipiche bruciature.


CONDIZIONI AMBIENTALI E MANTENIMENTO
Viste le sue origini è chiaro che è una pianta da clima caldo. Però la sua adattabilità la rende capace di resistere anche a temperature mediamente basse, fino a circa 10°C-12°C. Sono da evitare comunque le correnti fredde. Perciò d'estate la si può tenere fuori senza problemi, come in primavera ed autunno se le temperature (specie quelle notturne) non scendono troppo, e troppo bruscamente. In inverno è da ritirare all'interno, evitando come sempre di metterla vicino ai termosifoni.

Sconsiglio di nebulizzare le foglie, per evitare possibili ristagni d'acqua (vedi il paragrafo sull'irrigazione). Fatelo solo se il vostro ambiente domestico è molto secco, anche se al giorno d'oggi è molto difficile che accada (a causa degli infissi moderni, quasi a tenuta d'aria). Invece una cosa importante da ricordare, ed in special modo in casa, è di pulire regolarmente le foglie da sporco e polvere. Usate con delicatezza un panno di cotone, oppure uno scottex, ed acqua demineralizzata. Non usate i prodotti lucidanti per foglie.


CRESCITA E POTATURA
Come già accennato questa pianta può essere rampicante, ricadente o cespugliosa.

Coltivarla come ricadente è semplicissimo: basta farla crescere. In un tempo abbastanza breve avrete fusti lunghi anche più metri. Per questo sistema dovrete trovare una collocazione adeguata, come appoggiare il vaso sopra una mensola alta o appenderlo al soffitto.

Se la volete come rampicante, dovrete mettere un tutore (sostegno) ricoperto di muschio o spugna al centro del vaso: l'avrete visto tante volte a casa di qualcuno. I lunghi fusti vanno avvolti e legati intorno al tutore: in questo modo le radici aeree si aggrappano ad esso, fino a sostenere la pianta ed a permetterne lo sviluppo verso l'alto. Fate attenzione che per far funzionare questo sistema il tutore deve essere sempre umido, per permettere alle radici di crescere e svilupparsi attorno ad esso. Se lo lasciate secco (come ho visto fare nel 99% dei casi) la pianta deve essere continuamente legata.

Se infine preferite avere un cespuglio, per motivi di spazio o semplicità, la dovrete potare con attenzione (cioè senza smembrarla) e/o eseguire la cimatura (cioè il taglio dei nuovi butti). È il caso del mio Pothos, che vedete nella foto. Per un paio d'anni l'ho coltivato come ricadente, poi non sapendo più dove metterlo ho provato a potarlo a modo ed il risultato, come vedete, è molto buono. Ha sviluppato un solo nuovo fusto lungo, che sembra una divertente coda (che ho deciso, per ora, di mantenere).

RIPRODUZIONE
In giardinaggio si usano le talee, vista la facilità di questa procedura. Basta tagliare un pezzo di cima di un fusto, che abbia alcune foglie, ed inserirlo nel terriccio o in acqua. In genere è meglio usare il terriccio, perché le radici che si sviluppano in acqua sono più deboli e fanno più fatica una volta interrate.


TOSSICITÀ
Non è velenoso, ma potrebbe essere tossico per gli animali domestici (anche se, sinceramente, non ho mai sentito di incidenti del genere). Il Pothos è una delle svariate specie vegetali che producono rafidi, microscopici cristalli aghiformi di ossalato di calcio. L'ossalato di calcio è una sostanza insolubile in acqua, ed è il tipico costituente dei calcoli renali.

I rafidi vengono prodotti negli idioblasti, cellule non coinvolte direttamente nel processo vitale ma che svolgono funzioni produttrici o accumulatrici di svariate sostanze vegetali accessorie: veleni, pigmenti, minerali, e così via. Questi cristalli non sono direttamente velenosi, ma favoriscono l'inoculazione di sostanze tossiche presenti assieme ad essi negli idioblasti: tipicamente succede quando un animale mastica e si ferisce in bocca. I rafidi sono sia un meccansimo della pianta per sbarazzarsi del calcio in eccesso, sia una difesa contro gli erbivori. Comunque non preoccupatevi: è molto difficile che il vostro cane o gatto mastichi foglie di Pothos. In ogni caso, per sicurezza, tenete i vasi fuori portata.

Diverse Araceae (ed anche questa, in passato) portano o hanno portato il nome generico di Rhaphidophora [pronuncia: Rafidofora], ma si tratta solo di una coincidenza. Infatti rhaphis in greco significa ago: nel caso dei rafidi è riferito alla forma dei cristalli, nel nome Rhaphidophora è riferito alle punte presenti nei frutti.

PARASSITI E MALATTIE
In teoria può essere preda di afidi ed acari (come il ragno rosso), ma in realtà è davvero difficilissimo che ciò accada. L'ho provato personalmente sul mio terrazzo: ho alcune piante "affezionate" ai parassiti, come le Kalanchoe, che vengono attaccate regolarmente ogni anno. Ma il Pothos viene sempre, e fortunatamente, ignorato da questi fastidiosi ospiti. È anche generalmente ritenuto al sicuro dalle malattie. L'unica cosa a cui prestare attenzione sono le infezioni da funghi, che sono favorite dai substrati sempre troppo bagnati e dal contagio di piante infette, tramite mani o attrezzi (come le forbici non disinfettate prima delle potature).